E’ uscito Blue Weekend, l’atteso terzo album dei Wolf Alice che arriva dopo Vision of a Lie, lavoro che si aggiudicato l’ambito Mercury Music Prize nel 2018 e le aspettative sono state tutte ripagate.
I Wolf Alice possono essere viscerali e taglienti, così come romantici e malinconici, sono queste le due anime della band di Londra capitanata dalla carismatica Ellie Rowsell.
Inutile dirvi che il loro suono si esprime al meglio dal vivo, dove la presenza scenica di Ellie sa il fatto suo, vederli a un festival sarebbe una di quelle cosa da inserire nella lista “cose da fare prima di morire”.
Il nuovo album come anticipò il primo singolo estratto “The Last Man on Earth” è un album dal suono più lucido e ampio, in cinemascope, ma notturno e malinconico portando con se testi che sembrano scritti durante quegli attimi di riflessione personale che tutti abbiamo affrontato almeno una volta nel 2020. Abbiamo parlato con Ellie:
Ciao Ellie come stai?
Bene! Sono a Londra nel nostro studio.
Le canzoni del precedente album “Visions of a Lie” presero forma mentre eravate in tour, come è stato il processo creativo di “Blue Weekend?”
Le abbiamo scritte principalmente a casa, le abbiamo provate in diverse versioni in studio, ricordo di essermi chiesta se ci fossero canzoni che rappresentavano il mio stato d’animo in quei giorni, ero triste ma non ricordo perché, volevo sentirmi meglio mi stavo buttando un po’ giù e avevo bisogno di un antidoto a questa malinconia.
Le canzoni di Blue Weekend sono state scritte con la speranza di far sentire meglio le persone che le ascoltano e stanno attraversando un periodo difficile.
Quando avete iniziato a lavorare al disco avete sentito il peso del Mercury Music Prize vinto con “Vision of a Lie”?
Un po’ sì, più che altro ci siamo detti che eravamo giunti a questo punto, e abbiamo cercato di reagire a questa pressione anche perché sarebbe stata controproducente nei confronti del disco.
Abbiamo cercato di far scorrere le canzoni nella giusta direzione, scrivere canzoni che potessero stare in piedi da sole sia in acustico, che con il piano che con tutta la band.
Da dove viene il titolo, è più per il colore o per la tristezza?Credo però che nei tuoi testi ci sia anche la speranza. Me ne parli?
Direi per entrambe i motivi, perché se dovessi identificarlo con un colore sarebbe sicuramente il blu ma anche per la malinconia, di certo non volevamo fare canzoni deprimenti, che è quello che tendono a fare gli artisti la maggior parte delle volte, ma sicuramente mentre scrivevo i testi ero malinconica.
Certo con la consapevolezza di non volere far sembrare i miei testi tristi, quindi sì, c’è un lato speranzoso in essi.
Una delle mie canzoni preferite è How I can I make it ok? Forse sono pazzo ma il ritornello mi ricorda Christine and the Queens forse per i backing vocals… qual è il tuo punto di vista?
No hai ragione, amo Christine and the Queens proprio per il modo in cui utilizza i backing vocals e le armonie, in studio abbiamo ascoltato moltissimo “La Vita Nuova” forse anche per questo ne abbiamo subito l’influenza, ma il suono di quell’e.p. è grandioso.
Ma poi ci sono anche canzoni arrabbiate come Play The Greatest Hits che a sorpresa suona crude, arrabbiate e ti fanno venire voglia di urlare e ballare così tanto è liberatorio, cosa l’ha ispirato?
Yeah! (ride ndg) volevamo scrivere una canzone divertente da scrivere, eravamo tutti insieme eravamo rientrati da una serata e ci siamo messi a scrivere e a suonare di quanto sia bello uscire con gli amici a bere.
Era un demo pazzo finito in un cassetto, ma ci è tornato in mente durante le registrazioni, così lo abbiamo tirato fuori ed è diventato una canzone e ho riscritto i testi perché gli originali non erano molto comprensibili!
Non vedo l’ora di suonarla dal vivo perché so che sarà uno degli highlights tra le nuove canzoni.
Poi messa nel mezzo dell’album arriva inaspettata, è come una scossa!
Volevo trasmettere quel feeling che hai quanto sei pensieroso o incazzato e decidi di uscire a sfogarti, è come un urlo in faccia, l’abbiamo messa nel mezzo perché arriva come un vortice e in un attimo scompare lasciandoti frastornato.
Siete sempre stati una band inclusiva amata dalla comunità LGBTQIA+, qui in Italia non abbiamo una legge che tuteli i diritti delle vittime di omolesbobitransfobia ma finalmente dopo venticinque anni questa legge ora sarà discussa in senato. Cosa ne pensi?
E’ ridicolo che una legge del genere sia ancora da approvare, nel mondo ci sono tante situazioni brutte, ed è assurdo che una persona che non si identifica come cisgender, debba ancora lottare per trovare il suo posto, la sua identità, la sua tutela. Spero passi al più presto perché è una vergogna.
Restando in tema di diritti pensi che le donne siano ancora discriminate nella scena rock e musicale o le cose stanno cambiando?
Credo che la musica sia ancora dominata dagli uomini, non solo quella rock, tutta, soprattutto dietro le quinte, parlo di produttori, ingegneri del suono, manager, roadie, è una dominazione maschile. Si sta parlando un po’ di più di questo argomento, ma c’è molto lavoro da fare per rendere la situazione più equa.
I Wolf Alice saranno live in Italia il 25 novembre al Fabrique di Milano tutte le info QUI.